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Come Isole
Pier Maurizio Greco e Mauro Magni
con un intervento performativo di Angela Botta
a cura di Maria Arcidiacono
con la collaborazione di Roberta Melasecca
Fino al 2 novembre 2018
RAW Rome Art Week _ La settimana dell'arte a Roma
Angela Botta, Pier Maurizio Greco e Mauro Magni hanno messo al centro delle proprie ricerche recenti i medesimi contenuti legati all’isola e all’isolamento, con tecniche e modalità espressive diverse. Attraverso la pittura, la scrittura e la fotografia, i tre artisti propongono differenti interpretazioni metaforiche del rapporto dell’essere umano con l’isola: l’assenza di relazione, la ricerca di avvicinamento, il desiderio di fuga.
Nel corso dell’inaugurazione avranno luogo la lettura e l’azione performativa di Angela Botta, che già nel suo libro “Il mio nome è Emily, come Emily Dickinson”, aveva racchiuso la protagonista in una stanza-isola, una sorta di avamporto di percorsi interiori. Ulteriore allusione al tema è presente nel suo ultimo video, dove compare uno scenografico uomo-isola. Il viaggio di scrittura di Angela Botta andrà a fondersi con i lavori di Greco e Magni, attraverso la Performazione, forma d’arte creata del suo maestro Antonio Bilo Canella.
I paesaggi sulle tele di Pier Maurizio Greco attraversano uno spazio intimo che, tramite meditate stesure di colore, li converte in territori astratti. Nei suoi scatti in bianco e nero, la distanza dell’isola, cercata, agognata come evasione imprescindibile, non è mai banalmente in dissolvenza, non è un pigmento pittorico reso acquoso, è uno spazio indefinito e sospeso, nitido nel suo dettaglio di rocce, sabbia, acqua stagnante in edifici abbandonati e riecheggianti le voci delle vacanze. Nella fotografia, come nella pittura, Greco invoca un naufragio necessario a creare un distacco, a ricostruire le condizioni di uno sguardo sereno e autentico, una quieta risposta agli affanni e alle ansie quotidiane.
L’isola di Mauro Magni, maestosa o lucente di riflessi metallici, si lascia sommergere dal diluvio di parole e dati che si assommano e ci vengono propinati senza farci mai raggiungere un sapere. Ma, sebbene rappresentata in una condizione di totale estraneità dal resto del mondo e dal proprio rapporto con ciò che la circonda, l’isola non perde il suo splendore. Anche in aperto conflitto, in una guerra evocata da rovine abbandonate, come il naufrago che le abita, resiste l’esortazione alla consapevolezza, alla preziosità di un sentire profondo, forte e vitale. Magni, con la fluidità delle parole che traccia come gesso bianco sulla lavagna, ci rammenta la libertà di cancellare e trascrivere nuovamente, per poter sciogliere in dialogo quell’oscuro linguaggio dal codice impenetrabile, per ritrovarci in una solitudine costruttiva e farci ‘arcipelago'.
grazie a Sergio Sechi per le foto di Angela Botta